Dalle sue primissime esperienze in officina, elaborando motori e preparando vetture per correre (come la barchetta preparata per partecipare personalmente alla Mille Miglia del 1948), Ferruccio Lamborghini, grande appassionato di meccanica ed abile imprenditore, passò ben presto alla costruzione di trattori, realizzati con parti meccaniche recuperate dai campi ARAR, in un’Italia che, da poco terminato il secondo conflitto mondiale, aveva bisogno e mancava praticamente di tutto: dalle materie prime alle attrezzature, sino agli stessi beni di consumo oggi alla portata di tanti.
La sua passione, ma soprattutto la sua intraprendenza ed il suo intuito, gli avevano suggerito che in un’Italia ancora prevalentemente agricola, le imprese ed i lavoratori agricoli avevano bisogno soprattutto di macchinari per semplificare e velocizzare il duro lavoro agricolo.
Per questo motivo, a partire dai suoi primi “Carioca”, costruiti appunto con materiale di recupero (soprattutto motori Jeep, lasciati dagli alleati USA), ben presto fondò una vera e propria azienda a Cento, nel ferrarrese, la Lamborghini Trattori.
E poi un’altra a Pieve di Cento, quella dei bruciatori: le prime rudimentali caldaie con cui riscaldare le case degli italiani, nei lunghi, freddi ed umidi inverni della Pianura Padana.
Infine, nel 1963, ma questa è forse la vicenda più nota agli appassionati, il salto nel mondo delle automobili, granturismo sportive di alto bordo, fondando la Automobili Lamborghini a Sant’Agata Bolognese, l’ultimo comune della provincia bolognese ormai affacciato sul modenese.
Completa la video gallery di immagini in gran parte rare o anche del tutto inedite (insieme a scatti invece famosi), una carrellata sul primo Museo storico “Ferruccio Lamborghini”, realizzato dal figlio Tonino Lamborghini nei primi anni 90 (subito dopo la morte di Ferruccio, nel 1993),a Dosso di Ferrara, nelle vicinanze di un altro degli stabilimenti creati dal genio di Ferruccio: quello dei condizioatori.
