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Dopo la presentazione della prima Urraco P250 (1972), con l’inedito V8 di 2.5 litri in posizione posteriore centrale, i tecnici di Sant’Agata Bolognese si misero ben presto al lavoroo per studiare alcune varianti.

Nacque così la versione Urraco P200, con il V8 ridotto a  due litri, dedicato al mercato italiano per sfuggire all’IVA pesante, introdotta in Italia a causa della prima crisi energetica, sui veicolo con cilindrata oltre i 2 litri.

Ma nel frattempo, nacque anche la versione maggiorata del V8, portato a 3 litri e con doppio asse a camme per bancata, che rendeva l’Urraco una vera Lamborghini, con prestazioni degne di nota.

Sicuramente questa seconda versione, denominata Urraco P300, non solo è la più apprezzata dai collezionisti, ma diede anche origine ad alcuni esperimenti dello storico collaudatore di Ferruccio Lamborghini, Bob Wallace, per una ipotetica versione “racing”.

Questi esperimenti, anche se non diedero origine ad una vettura che realmente gareggiò in pista, portarono comunque una evoluzione che non andò sprecata, in quanto fu poi base di partenza per lo studio della successiva “Silhouette”.

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