La Maserati Barchetta è una delle ultime iniziative di Alejandro De Tomaso per la Casa del Tridente.

L’idea era quella di far tornare la Maserati alle sue origini racing, con gare club dedicate ai suoi clienti più affezionati e gentlemen drivers.
Non a caso, la Maserati Barchetta è un progetto tanto semplice quanto efficace, con il ritorno di De Tomaso al suo tanto amato telaio cosidddetto a “spina di pesce”: vale a dire dove la struttura principale, si compone essenzialmente una grossa trave tubolare centrale (tunnel), cui sono collegate le strutture anteriore e posteriore, dove si agganciano le sospensioni indipendenti a triangoli sovrapposti e tutta la meccanica. Una struttura molto semplice, ma al tempo stesso efficace e soprattutto molto leggera, perfetta per vetture molto reattive, da pista.
Il tutto completato dal V6 biturbo di 2 litri (dalla Maserati Biturbo), montato in posizione posteriore-centrale ed una leggerissima carrozeria barchetta aperta (in fibra di vetro), senza nemmeno le porte, per un peso complesivo di meno di 8 quintali.
Purtroppo, il progetto durò poco, soprattutto a causa dell’abbandono forzato di De Tomaso, che già aveva venduto una parte delle azioni Maserati alla FIAT (1990) e poi le rimanenti quote a fine 1993, a causa del terribile ictus che lo aveva colpito.
Su questo layout avrebbe dovuto essere realizzata anche la supercar Maserati “Chubasco” (1990), disegnata da Marcello Gandini, che purtroppo ebbe una storia ancora più breve, non superando mai lo stadio si “maquette” statica.
Ma se la Naserati Barchetta ebbe vita breve (1992-93), con pochissimi esemplari costruiti, prevalentemente per il Trofeo monomarca Maserati in pista, che Alejandro De Tomaso aveva varato nel 1992, la struttura monotrave della Maserati Barchetta, la ritroviamo poi nella De Tomaso Guarà (1993), che l’ha ereditata quasi integralmetne, con la sostituzione del V6 Biotiurbo Maserati, con il V8 di origine BMW prima, e poi Ford, nelle ultime Guarà costruite.